Purgatorio
Una chiesetta votiva carnica del Quattrocento conserva gli affreschi di Gianfrancesco da Tolmezzo, il quale li raccomanda alla cura dei posteri…
I Canti
Cant0 XXIV
Dante e Forese continuano a discorrere andando; e !’ombre squallide non lasciano di meravigliarsi in vedere il mistico pellegrino ancor vivo. Dante chiede. all’amico dove sia Piccarda, sorella di lui; e lo prega di dirgli se fra i golosi siavi qualche spirito degno di nota. Leggi tutto
Io mi son un che, quando Buonaggiunta capisce allora la differenza fra il dolce stil novo, stretto alla suprema legge d’Amore, e il modo di poetare da lui seguito e da Guittone d’Arezzo e dal Notaro; e, soddisfatto, si tace. – Mentre la santa greggia passa oltre leggera e veloce, Forese si sofferma ancora a parlare coll’amico e gli chiede quando potrà rivederlo. “Non so, – risponde Dante – ma desidererei di essere al più presto in questa riva, poichè Firenze va sempre più degenerando verso la rovina.” Forese lo conforta predicendogli lo strazio che sarà fatto, per tragica morte, del corpo di colui che dei mali della patria è il più funesto autore; poi, per non perdere soverchio tempo, si affretta a raggiungere la turba.. Allorché Dante, rimasto solo colle sue due scorte, non può più vedere se non confusamente l’ombra dell’amico, ecco che allo svolto della curva. gli occorrono i rami gravidi e vivaci d’un altro albero fruttifero. Sotto di esso molte anime alzano le mani e gridano come fantolini che vanamente si protendano verso cose mostrate e non accordate, e poi si allontanano. Tra le frasche i tre pellegrini odono una voce che li esorta a passare senza accostarsi, ricordando che l’albero è un pollone di quell’altra pianta che sorge in cima al monte e che fu morsicata da Eva. La voce poi continua gridando esempi di golosità punita: i Centauri, che, inebriati alle nozze di Piritoo e di Ippodamia, pugnarono con Teseo; gli Ebrei, che, per essersi inginocchiati a bere, furono respinti da Gedeone che non li volle a compagni nell’impresa dei Madianiti. I tre poeti passano oltre silenziosi e cogitabondi; e, arrivati al varco, un angelo rutilante li invita a salire nella scala, volgendo a sinistra. Egli cancella un altro P dalla fronte di Dante, e canta la Beatitudine “Beati qui esuriunt justitiam”
Dopo avergli risposto che Piccarda è in Paradiso, Forese, che non ha alcuna riserva di far nomi per la trasformazione indotta dalla pena nelle sembianze, gli addita Buonagiunta da Lucca, poi un pontefice Dal Torso, che qui purga il gusto delle anguille di Bolsena e della vernaccia, poi Ubaldino della Pila e il vescovo Bonifazio, e il Marchese, famoso bevitore forlivese. Fra queste cinque ombre, Dante dedica la sua attenzione a Buonaggiunta, il quale va borbottando un nome di donna: Gentucca. A richiesta del poeta, lo spirito spiega meglio il suo mormorio, e gli predice che una giovine donna gli render un giorno simpatica la città di Lucca. Poi gli chiede s’egli sia veramente quel vate che ha effuso i nuovi carmi, cominciando: “Donne che avete intelletto d’amore”; e Dante si professa seguace del dolce stil novo inteso a significare l’intima e sincera inspirazione del cuore.
Amor mi spira, noto, ed a quel modo
Che detta dentro, vo significando.
Cant0 XXVI
Attraverso all’angusto sentieruzzo, Dante, a cui splende a destra il sole e a sinistra il fuoco, fa parere con l’ombra più rovente la fiamma; onde le anime avvisano che Dante sia vivo, ne meravigliano e gli chiedon conto della cosa per voce d’una di esse.Leggi tutto
… il padre vorrebbe accostarsi per attestargli affetto; trattenuto dalla paura della fiamma, si accontenta di guardare e di offrirsi pronto al suo servigio. Guido gli chiede la ragione di tanto amore, e Dante gli effonde tutto un tributo d’ammirazione per gli alti versi lasciati nel mondo. “Questi, ribatte il Guinizelli, additando uno spirito innanzi a lui, fu miglior poeta di me; egli superò tutti gli altr-i rimatori amorosi e romanzieri francesi ; e ben riporta la palma, ad onta che il volgo gli anteponga il trovatore del Limosino. Molte fame sono usurpate, come quella di Guittone ai suoi tempi, ora smentita.” Finisce pregandolo di suffragi, e si dilegua. – Dante allora si avvicina allo spirito che il Guinizelli gli aveva additato e lo addimanda del nome. E l’interpellato risponde in provenzale, dandosi a conoscere per Arnaldo Daniello, che qui canta e piange l’antico errore, e vede esultando il giorno sperato. Dopo averlo pregato di suffragio, si nasconde nel fuoco purificatore.
Il poeta sta per manifestarsi, allorché gli occorre un’altra schiera, che giunge in opposta direzione. Le anime delle due schiere, incontrandosi, si baciano a vicenda, senza soffermarsi; ma prima di partire, gridano esempi di lussuria. La seconda schiera grida “Sodoma e Gomorra”, e l’altra grida : “Nella vacca entra Pasife perché il torello a sua lussuria corra” Poi l’una va, e l’altra viene; e ritornano piangendo al canto dell’inno e agli esempi di castità. Separatesi le due schiere, le anime che prima avevano interpellato Dante, gli si raccostano attente; e il poeta si dà a conoscere per vivo ed espone la divina inspirazione del suo mistico viaggio. Promettendo di dar loro fama egli prega quegli spiriti di manifestarglisi e di dargli notizia dell’ altra schiera. Una di quelle ombre, passato il primo stupore e congratulatasi col pellegrino, fatto segno alla predilezione celeste, spiega che l’altra schiera abbraocia i lussuriosi contro natura, che ancor gridano “Sodoma” in memoria del loro peccato. La loro propria schiera all’incontro comprende i peccatori che troppo cedettero nella lussuria conforme a natura, simboleggiata dal nome di Pasife. L’ombra poi continua rendendo conto di se stessa e dandosi a conoscere per Guido Guiniselli. Dante, subitamente compreso d’alta riverenza per colui ch’egli chiama :
Mio, e degli altri miei miglior, che mai
Rime d’amor usâr dolci e leggiadre:
Cant0 XXVII
Alla montagna del Purgatorio tramonta il sole, allorché ai tre pellegrini appare l’angelo che canta la beatitudine evangelica: “Beati mundo corde”, e invita a entrar nel fuoco e a porgere orecchio alla voce che di là canta.Leggi tutto
Cant0 XXX
Fermatisi i sette candelabri, i ventiquattro seniori si volgono al carro; e uno di loro grida tre volte “Veni, sponsa, de Libano”e gli altri fanno eco al suo grido. Leggi tutto
lo vidi già nel cominciar del giorno, Dante, per il velo, non può raffigurarla; ma per arcana virtù che di lei si partiva risente i segni dell’antico amore. Si volge smarrito in atto di grande e accorata, speranza a Virgilio, ma il dolcissimo padre è già scomparso. Dante cade nella più amara afflizione e prorompe in lagrime, dimentico di tutte le dolcezze del Paradiso terrestre. Ma dal pianto lo distoglie Beatrice, che aspramente lo richiama ad altre lagrime. ll poeta la vede nella sponda sinistra del carro, velata sotto la nuvola di fiori, ma. pur sempre proterva e disdegnosa. “Guardami – essa esclama – io sono Beatrice. Come hai degnato di salire al monte del Signore ? Non sapevi che qui è l’uomo innocente, puro e felice ?” Dante china il capo, compreso di confusione e di vergogna, mentre gli angeli elevano il salmo “In te, Domine, speravi”. In questa soave preghiera, soavemente cantata, al poeta par di trovare un inno d’intercessione degli angeli presso Beatrice in suo favore; e l’intimo gelo del suo cuore si scioglie in sospiri e in singhiozzi. Beatrice, sempre ferma sulla sponda sinistra del carro, si volge agli angeli con queste parole: “Sebbene io mi rivolga a voi, pure lo scopo di questa mia risposta non è già quello d’istruire voi che tutte conoscete le vicende mondane ; sibbene io voglio che m’intenda e che si penta quel peccatore che lagrima ora al di là. Non solo per naturale influsso dei cieli, ma per larghezza di grazie divine, questi, nel tempo in cui la virtù d’amore lo rigenerò, ebbe le più alte disposizioni a qualsiasi più mirabile prova. Ma quanto più una terra è per natura vigorosa, tanto più diventa maligna se vi si getta un seme cattivo e mal coltivato. Per qualche tempo io lo sostenni e lo guidai col mio volto ; ma quando io venni a morte, nel principio della mia giovinezza, egli si distolse da me, volgendosi per cammino mendace, dietro lusinghe vane. Inefficaci riuscirono le ispirazioni fattegli pervenire col sogno; egli si addusse a tal grado di corruttela, che l’unica salvezza era il mistico pellegrinaggio nell’oltretomba; e io stessa scesi al Limbo a pregarne Virgilio. Ma ora la legge di Dio sarebbe violata s’egli passasse il Lete, senza più vivo pianto di pentimento.”
La parte oriental tutta rosata,
E l’alto ciel di bel sereno adorno ;
E la faccia del sol nascere ombrata,
Si, che per temperanza di vapori,
L’occhio lo sostenea lunga fiata ;
Cosi dentro una nuvola di fiori,
Che dalle mani angeliche saliva
E ricadeva in giù dentro e di fuori,
Sopra candido vel cinta d’oliva,
Donna m ‘apparve, sotto verde manto,
Vestita di color di fiamma viva.
Cant0 XXXI
Beatrice invita Dante d’al di là del Lete a confessare le colpe, la cui memoria non è ancora cancellata dal Lete. Ma il poeta, per la confusione, non sa articolare parola. Leggi tutto
A un nuovo invito della donna, egli effonde un sì debolissimo ; e poi, vinto dalla contrizione e dallo sgomento, prorompe in sospiri e singhiozzi, senza poter ancora parlare . “Quali lusinghe – gli chiede Beatrice – ti hanno sviato dal retto cammino in cui ti eri posto nel mondo?”. Sospirando e traendo dal profondo del petto la voce, Dante confessa di essersi lasciato traviare dal falso piacere dei beni mondani. Beatrice loda l a confessione, ma continua, per meglio agguerrirlo, negli acerbi moniti e rimproveri. “Io ero, in veste terrena, la più seducente vaghezza per te ; e se una cosa sì bella andò a mancare per la morte, quale altro mortale oggetto tu vagheggiar dovevi? Dopo la prima ferita ricevuta dalle cose fallaci, tu dovevi elevarti dietro a me, salita a puro spirito; né dovevi attendere altre insidie, perduto verso le cose terrene e vane. Sarebbe stato compatibile in un inesperto, non in un uomo provetto d’anni e d’esperienza” Il poeta rimane col capo chino, muto e contrito; e Beatrice lo invita ad alzar il volto; egli ubbidisce al comando; vede che gli angeli non spargono più fiori; avverte che la bella è volta sul mistico grifone; ed essa gli appare, benché velata, di sì sovrumana bellezza, che in un momento solo concepisce il più acerbo disdegno di tutte le cose caduche che lo avevano distolto da lei. Poi cade fuor dei sensi, vinto e prostrato. Ricuperati i sensi, Dante vede china su di sé la donna che prima gli era apparsa soletta, scegliendo fior da fiore. Lieve come spola, essa passava sull’acqua, invitandolo a tenersi stretto a lei. Mentre gli giunge il canto soave dell’ “Asperges me” Dante è sommerso dalla donna nell’acqua del Lete. Uscitone fuori ancor madido, il poeta è offerto, sempre dalla creatura soletta che l’aveva immerso, alla danza delle quattro belle della mistica processione, che si danno a conoscere per ancelle di Beatrice, e poi lo conducono, preannunciandogli una nuova visione, al petto della mistica fiera, al cospetto di Beatrice. Dante guarda estasiato gli occhi rilucenti di lei, ch’erano fissi sul grifone, il quale raggiava in essa coi diversi atti della sua doppia natura. A distorglielo da tanta meraviglia, giungono danzando con accompagnamento di canti soavi le altre tre belle della processione, che invitano Beatrice a svelarsi al suo fedele anche nella sua seconda bellezza. Ella cede all’ invito e si svela; e Dante si proclama incapace di descrivere il sublime spettacolo.
Cant0 XXXIII
Le sette ninfe intuonano il mesto salmo “Deus, venerunt gentes”; e Beatrice, trascolorando d’amarezza, le ascolta sospirosa. Poi, colorata di fiamma nel volto, pronuncia le parole di Cristo ai discepoli: Io ritornai dalla santissim’onda
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Un poco e non mi vedrete; un altro poco, e mi vedrete”. Indi si mette in cammino facendosi precedere dalle sette ninfe, e seguire da Stazio, da Dante e dalla donna del Lete. Rivolto al poeta l’invito di accostarsele, gli chiede perché egli non le rivolga alcuna domanda; e Dante timidamente le risponde ch’ella conosce i suoi intimi desideri. Beatrice lo rincora ornai a dimettere ogni sgomento e gli apre il libro dell’avvenire. “ Quel mistico carro, rotto dal drago, fu e non è ; ma. Dio ne farà vendetta nel tempo. L’ aquila che sul cocchio ha lasciato le penne avrà un erede; imperciocchè io vedo sorgere stelle affrancate da ogni contrasto e da ogni ostacolo, le quali col loro benefico influsso, ci apporteranno giorni migliori, in cui un messo divino ucciderà la meretrice in un col gigante che tresca e delinque con lei. Questa profezia, che oggi appare ambigua e oscura, sarà confortata dai fatti; e tu sta attento alle mie parole e ripetile ai vivi, e soprattutto ricordati del duplice strazio che ti è occorso del grande albero. Chiunque depreda o schianta questo albero, fa ingiuria a Dio, che lo ha santificato per suo uso. Fu per averlo morsO, che Adamo stette cinquernila anni nel Limbo in attesa del Cristo. E non è senza ragione che questa pianta sia così alta e cosi travolta nella cima; né certo I’interdetto posto da Dio ai progenitori manca di un profondo significato morale, che dovrebbe esserti reso manifesto per tutti i velami allegorici. che ti furono offerti. E io desidero che tu bene scolpisca nell’animo le mie parole, come segno e simbolo perenne” Dante proclama che il discorso di Beatrice è ormai indelebilmente impresso nella sua mente; e le chiede perché mai ella parli con un senso cosi alato e remoto dall’intendimento mortale. La divina creatura gli risponde ch’ella parla in tal modo per mettere in evidenza il profondo contrasto fra la dottrina teologica ch’ ella rappresenta e quella dottrina d’ordine inferiore, ch’egli aveva seguito in vita. Dante l’interrompe assicurandola ch’egli non si ricorda di essersi mai straniato da lei; ma Beatrice lo avverte che questo suo oblio dipende dal fatto ch’egli ha bevuto l’acqua di -Lete: e siccome ciò, di cui Lete dà l’oblio, è una colpa, cosi si ha la prova evidente che quel deviamento fu in realtà un atto colpevole. “Però – oonclude Beatrice – d’ ora in poi le mie parole saranno piane e adeguate al tuo intelletto.” E’ mezzogiorno, e le ninfe, giunte al termine dell’ombra bruna, fanno sosta. Dante domanda a Beatrice che acqua sia quella del fiume che gli sta innanzi, che scaturisce da una sola fontana e poi, dividendosi in due rivi, allontana una sua parte dall’altra. Beatrioe le rimanda per la spiegazione alla donna del Lete, qui nominata per Matelda; e Matelda dice di averlo già istruito in proposito. Poi. pregata da Beatrice, essa, invitando con dolce atto gentile anche Stazio a seguirli, guida il poeta a bere in Eunoè. Dante s’inebbria delle dolci acque ; e dalla santissima onda ritorna puro e disposto a salire alle stelle com’egli stesso afferma: Io ritorna puro e disposto a salire alle stelle com’egli stesso afferma
Rifatto sì, come piante novelle
Rinnovellate di novella fronda,
Rifatto si, come piante novelle
Puro e disposto a salire alle stelle.
Estratti da Eugenio Levi, La Divina Commedia esposta al popolo, Sonzogno
Il luogo
In una suggestiva e panoramica posizione ai margini del paese troviamo la chiesetta votiva di San Lorenzo, impreziosita dal caratteristico portico e dal piccolo campanile a vela e all’interno dagli affreschi dell’età matura di Gianfrancesco da Tolmezzo.
Informazioni pratiche:
Tutti i luoghi delle letture di Dante in Carnia sono facilmente raggiungibili, con parcheggio auto nei pressi. Per i brevi tratti di avvicinamento che possono essere anche dei sentieri con piccoli guadi, vi consigliamo di indossare calzature adeguate e portare con voi dell’acqua e uno snack.
In caso di maltempo l’evento si terrà presso la stessa chiesetta.
Ci troveremo al punto di parcheggio circa 10′ prima dell’orario previsto per raccogliere il gruppo; il luogo della lettura è nelle immediate vicinanze.
Come arrivare:
Forni di Sotto si raggiunge da Udine tramite la A23, uscita Carnia, per poi prendere la SS52 in direzione Tolmezzo e seguire la segnaletica per Villa Santina, una volta imboccata la stessa SS52 la si percorre senza abbandonarla fino alla galleria del Passo della Morte. Il luogo di ritrovo è nei pressi, località Las Cluses.
Plus code:
9MWV+X3 Forni di sotto, Provincia di Udine
Nelle vicinanze:
Il Parco Naturale Regionale delle Dolomiti Friulane offre numerose possibilità di escursioni, anche guidate, oltre a disporre di un attrezzato Centro Visite.
A Forni di Sotto termina l’ottava tappa del Cammino delle Pievi, presso la Pieve di Santa Maria del Rosario.